l’intervento
Heidegger antisemita perché razzista
Il lavoro del filosofo Emmanuel Faye ha spostato il «caso Heidegger» dal piano della sua compromissione con il Terzo Reich a quello del suo stesso pensiero
Martin Heidegger (Ullstein Bild)
L’antisemitismo dei primi Quaderni neri
di Martin Heidegger pubblicati in Germania non ha sorpreso la ricerca
internazionale impegnata a studiarne il pensiero al di là delle
dissimulazioni nei testi e dell’autopresentazione che egli ha praticato
dopo il crollo della Germania nazista. Questo perché, da anni, il lavoro
del filosofo Emmanuel Faye Heidegger, l’introduzione del nazismo nella filosofia (ed.
it. L’Asino d’oro) ha spostato il «caso Heidegger» dal piano della sua
compromissione con il III Reich a quello del suo stesso pensiero,
influente forse più di ogni altro sulla cultura del Novecento.
L’antiumanesimo di Essere e tempo del 1927 si
è infatti diffuso nella seconda metà del secolo oltre la filosofia,
affermandosi in psichiatria, in architettura, nella critica letteraria e
artistica, nella teologia, nella teoria politica. Domandarsi quanto e
come quel pensiero fosse colluso con l’ideologia nazista non è dunque
sottigliezza intellettuale superflua in tempo di crisi, ma ricerca
sull’evoluzione di buona parte della nostra cultura dal dopoguerra sino
ad oggi, e sulle ragioni profonde per cui non siamo riusciti a
contrastare il ritorno di xenofobia, razzismo e antisemitismo che
emergeva e che ora è un dato di fatto politico e sociale.
Sebbene Faye ne avesse evidenziato le radici in Essere e tempo e
rivelato in altri testi passaggi antisemiti inquietanti, la critica
heideggeriana che si interroga ora sullo statuto dell’antisemitismo in
Heidegger articola risposte che ne escludono la presenza in quell’opera
fondamentale, nonché l’esistenza di una più ampia questione razziale nel
suo pensiero. Tuttavia, visto che l’antisemitismo è una forma di
razzismo, e visto che i Quaderni neri articolano
l’antisemitismo in chiave teorica, è logico chiedersi se ci sia in
Heidegger una concezione razzista di fondo, e dove possa essere
rintracciata.
Nell’ambito di un dossier in uscita sulla rivista francese Cités ne ho mostrato i fondamenti nella stessa concezione dell’«esserci», che in Essere e tempo
sostituisce il «soggetto» moderno ponendo le basi di un’ontologia in
cui sarà poi il «popolo» a sostituire l’individuo. Gli «esserci»
heideggeriani non condividono un unico «mondo» come idealmente tutti i
soggetti la Terra, ma appartengono ontologicamente ad una pluralità di
mondi sociali diversi, radicati nel suolo natale, che determinano la
loro stessa possibilità di realizzare l’Essere. S
Si tratta della più radicale affermazione della
disuguaglianza umana, più funesta di una specifica dottrina razziale
poiché costituisce la base, per così dire “filosofica”, sulla quale
qualsiasi tipo di razzismo può fondarsi. Inoltre, grazie a quanto
scoperto dallo psichiatra Massimo Fagioli si è chiarito il senso
dell’«essere-per-la-morte» heideggeriano, che cela l’idea di un istinto
di morte innato. Heidegger, fallendo il tentativo di recuperare una
dimensione umana pre-razionale ha postulato la sua «verità» più
originaria della ragione, che si realizzerebbe nell’annullamento
dell’altro concepito come nemico dell’Essere, nella sua eliminazione
come se non fosse mai esistito.
Gli Ebrei, nei Quaderni neri, non appartengono nemmeno
ad un mondo diverso (si legga inferiore) da quello tedesco, ma sono
senza mondo, esclusi dall’Essere. Gli Ebrei, come ha notato Faye, sono
immondi secondo Heidegger. Interrogarsi sugli effetti di questa visione
disumana, a lungo celata tra le pieghe di un linguaggio ostico ma non
per questo meno pervasivo, è oggi un compito necessario, per il quale i Quaderni neri aprono
una nuova stagione di approfondimento anche sugli aspetti politici.
Sarà questo infatti il tema del confronto internazionale che si svolgerà
in primavera all’Università di Siegen, in Germania, nel convegno
intitolato appunto “Filosofia e Politica. Ricerche sui Quaderni neri di
Martin Heidegger”.
*Livia Profeti, studiosa del pensiero contemporaneo, ha curato l’edizione italiana del libro di Emmanuel Faye Heidegger, l’introduzione del nazismo nella filosofia (L’Asino d’oro)
28 dicembre 2014 | 11:37
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