sexta-feira, 31 de dezembro de 2010

Corriere dela Sera.

Dal governo italiano ipotesi di ritorsioni diplomatiche. Molti ministri pronti a mobilitarsi

Battisti, Lula dice no all'estradizione

Il presidente brasiliano nega il rimpatrio dell'ex terrorista. Critiche al governo: «Italia impertinente»

Dal governo italiano ipotesi di ritorsioni diplomatiche. Molti ministri pronti a mobilitarsi

Battisti, Lula dice no all'estradizione

Il presidente brasiliano nega il rimpatrio dell'ex terrorista. Critiche al governo: «Italia impertinente»

Cesare Battisti al momento del suo arresto in Brasile nel marzo 2007 (Ansa)
Cesare Battisti al momento del suo arresto in Brasile nel marzo 2007 (Ansa)
MILANO - Cesare Battisti non sarà estradato in Italia. Il presidente Brasiliano, Ignacio Lula da Silva, ha deciso di seguire l'orientamento già espresso dall'Avvocatura generale dello Stato che giovedì si era detta contraria al rinvio in Italia dell'ex terrorista dei Pac, i Proletari armati per il comunismo, accusato di quattro omicidi per i quali non aveva mai scontato alcuna pena. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha commentato negativamente la decisione di Lula e ha fatto sapere che «la vicenda è tutt'altro che chiusa», annunciando che l'Italia farà tutto il possibile per far valere i propri diritti. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha intanto richiamato l'ambasciatore italiano a Brasilia per comunicazioni. Vissuto per anni da latitante a Parigi, Battisti era poi fuggito prima dell'estradizione che l'Eliseo sembrava intenzionato a concedere e si era rifugiato in Brasile, dove era stato poi fermato nel marzo 2007. Sostenuto da un movimento di opinione contrario all'estradizione, Battisti ha sperato fino all'ultimo nel diniego del capo dello stato al suo trasferimento in Italia. E la sua speranza è stata ripagata. Lula ha preso la sua decisione nell'ultimo giorno di permanenza alla guida del Paese, prima di passare la mano a Dilma Rousseff, vincitrice delle ultime presidenziali, che a giugno, interpellata in proposito, si era detta favorevole all'estradizione: «Si dovrà applicare la decisione del Supremo Tribanle Federale» aveva detto.

«ITALIA IMPERTINENTE» - La decisione di Lula è stata annunciata dal ministro brasiliano degli Esteri, Celso Amorim che ha anche fatto sapere che il governo brasiliano considera «impertinente in particolare nel riferimento personale a Lula» la nota diffusa ieri dal governo italiano circa il caso Battisti, laddove si definiva «incomprensibile e inaccettabile» un eventuale no all'estradizione. Secondo la nota del governo di Brasilia, la decisione di Lula non rappresenta un affronto verso un altro Paese «nel momento in cui si creano situazioni particolari che possono generare rischi per la persona, nonostante il carattere democratico dei due Stati». Il ministro Amorim ha detto di non ritenere che il presidente Lula si metterà in contatto con le autorità italiane. Lo stesso esponente del governo brasiliano ha detto di non credere che la decisione di oggi possa pregiudicare i rapporti tra i due Stati.

TORREGIANI: VERGOGNA - Alberto Torregiani, figlio del gioielliere ucciso nel 1979, a sua volta colpito dai proiettili sparati terroristi e da allora costretto a muoversi su una sedia a rotelle, appena appresa la notizia, ha definito la decisione di Lula «una vergogna incomprensibile» e ha indicato il boicottaggio del Brasile come unica soluzione. Al di lá dell'indignazione, il figlio di Torregiani crede sia giunta l'ora di passare ai «fatti concreti». Ecco perchè il prossimo 4 gennaio, davanti all'ambasciata brasiliana a Roma si terrà un sit in. «L'Italia tutta unita - ha detto - deve scendere in piazza. Estendo la partecipazione anche ai politici, di destra e di sinistra. Non vogliamo bandiere perchè nella nostra manifestazione non si devono creare distinguo politici». In quell'occasione, sará ufficializzata la nascita del Comitato vittime di Battisti. «Un comitato - ha precisato Torregiani - apartitico e apolitico. Deve essere ben chiaro che questo non è solo un problema italiano». Torregiani ha detto di vivere la decisione del governo brasiliano come una «colossale presa per i fondelli». «Abbiamo sempre agito in maniera pacata, nel rispetto delle regole e ora ci troviamo davanti ad una decisione assurda e incomprensibile - ha detto - . Sarebbe stato più nobile dirlo subito e invece hanno giocato con le nostre vite, con i nostri sentimenti. La misura è colma».

CASO ANCORA APERTO - Il caso, tuttavia, non è affatto chiuso. Anzi è destinato ad andare avanti anche nelle prossime settimane secondo quanto scriveva oggi la stampa brasiliana, nell'attesa del «verdetto» del presidente. Veniva in particolare rilevato come Battisti dovrà comunque rimanere in carcere fino a febbraio. Il «dossier Battisti» dovrà infatti tornare, per una nuova analisi del caso, nel Supremo Tribunal Federal (Stf) del Brasile. Tale nuova valutazione potrà avvenire solo a febbraio, quando l'Stf riprenderà le attività dopo la pausa estiva in Brasile, ha detto Peluso al Folha de S.Paulo, secondo il quale il relatore del caso nella nuova analisi dell'Alta Corte sarà Gilmar Mendes, ex presidente dell'Stf che un anno fa, quando il caso Battisti venne esaminato dal tribunale, votò a favore dell'estradizione.

LE REAZIONI IN ITALIA - In Italia la vicenda continua a tenere vivo il dibattito politico. Diversi esponenti del governo, da Bossi a Calderoli, da Giorgia Meloni a Ignazio La Russa, avevano ipotizzato ritorsioni più o meno eclatanti in caso di pronunciamento contrario all'estradizione. Anche diversi esponenti del Pd e dell'Idv si sono detti favorevoli all'estradizione e solo il segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero, aveva detto di considerare eccessive le reazioni invitando tutti ad accettare con serenità le decisioni del presidente Lula, qualunque fosse stato l'orientamento emerso.

Redazione online
31 dicembre 2010