il ministro del petrolio libico: tutti i contratti con l'eni saranno confermati
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MILANO - Prosegue l'avanzata delle forze militari del Colonnello Gheddafi contro gli insorti in Tripolitania che spera di battere sul tempo un eventuale intervento militare esterno che dovrebbe però essere autorizzato da una risoluzione dell'Onu. Aerei militari delle forze pro-Gheddafi hanno bombardato l'aeroporto di Benina, 10 km a sud di Bengasi. Lo riferisce la tv Al Jazeera. «Uno degli aerei che hanno condotto un raid contro l'aeroporto internazionale Benina, nei pressi di Bengasi, è stato abbattuto dagli insorti». È quanto riferisce invece una fonte giornalistica a Bengasi. Un secondo aereo, secondo la fonte, sarebbe atterrato presso l'aeroporto, «ma non ci sono per ora elementi per dire se si tratti di una defezione». In città, per il momento, secondo la fonte, la situazione è «tranquilla». (Ansa)
Una tesi che contrsta con quelle portate avanti dalla tv del regime per la quale le forze pro-Gheddafi sono alle porte di Bengasi.
SI COMBATTE ANCORA A MISURATA - Intanto il leader libico Gheddafi ha affermato che le sue truppe lanceranno oggi «una battaglia decisiva» per prendere il controllo di Misurata, a 150 km da Tripoli. Lo mostrano immagini diffuse dalla tv nazionale libica. «La battaglia è cominciata a a Misurata e oggi sarà la battaglia decisiva», ha affermato il Gheddafi parlando a un gruppo di giovani di Misurata, una città che conta 500mila abitanti. Sul fronte militare a Misurata si contano almeno un centinaio di morti, secondo fonti mediche locali. Il regime ha successivamente dichiarato di aver preso Misurata, ma l'affermazione non è confermata da fonti indipendenti. Per gli insorti infatti combattimenti sarebbero ancora in corso.
LA MINACCIA -Ma il Colonnello mostra tutta la sua preoccupazione nei confronti di un possibile intervento straniero. Il ministro della Difesa libico ha detto che in caso di un intervento militare straniero la Libia potrebbe attaccare il traffico aereo e marittimo nel Mediterraneo. «Qualsiasi obiettivo civile e militare sarà colpito», ha aggiunto il ministro.
ENI - Intanto il ministro del petrolio libico ha confermato tutti i contratti petroliferi in essere con l'Eni e quindi con l'Italia: «Scaroni è un amico, abbiamo un'ottima relazione con l'Eni, una compagnia che lavora qui dagli anni '50 ed è tra le più importanti di quelle che operano in Libia», ha detto il ministro del Petrolio libico Shukri Ghanem. «Noi svolgiamo un ruolo fondamentale per la sicurezza energetica dell'Italia, Paese verso cui esportiamo un milione di metri cubici di gas. Per quanto ci riguarda confermiamo tutti i contratti con Eni, e speriamo che facciano lo stesso», ha sottolineato il ministro, precisando che la Libia intende «onorare» tutti i contratti in essere con le compagnie petrolifere straniere. Ghanem ha poi espresso rammarico per il fatto di non aver avuto aiuto, anche dall'Eni, «per domare gli incendi in alcuni degli impianti del Paese durante i disordini, installazioni che se fossero esplose avrebbero causato una catastrofe naturale in tutto il Mediterraneo».
17 marzo 2011