venerdì 8 marzo 2013
Russo, Paola, Multinazionali farmaceutiche e diritti umani
Paola Russo s’interroga,
all’interno del suo primo libro, sul concetto di salute, analizzando
come questo stato si trovi a essere subordinato alle logiche di mercato
prodotte dalle multinazionali del farmaco. Tale analisi porta l’autrice a
chiedersi se sia possibile conciliare salute e mercato, ovvero se sia
possibile conciliare il diritto universale a godere di un equilibro
psico-fisico con un’idea precisa di gestione della vita che dona luce a
una propria concezione dello stato di salute.
Quest’opera s’inserisce all’interno di un ampio panorama filosofico
che ha visto da Foucault in poi una sostanziale modificazione di approccio ai canoni interpretativi attorno alla verità della costituzione del soggetto e della società. Infatti, l’analisi foucaultiana indagando l’impatto dei discorsi medici sulla popolazione ha avuto il grande merito di mettere in luce come la comprensione dell’individuo e della società contemporanea non possa prescindere da un’analisi dello stato di avanzamento delle condizioni mediche, che si pongono come base di un sapere normativo e classificatorio. Il filosofo francese si è occupato della descrizione minuziosa dei processi che dal diciottesimo secolo in poi hanno condotto la società occidentale ad affidarsi alle codificazioni di normalità che la medicina ha coniugato. Foucault ha inoltre constatato la tendenza della medicina, la quale tenta di assumere una giurisdizione sempre maggiore annettendo in maniera progressiva nuovi settori dell’esistenza sotto il proprio controllo. Questa asserzione ha portato negli anni ’60 numerosi sociologi, storici e filosofi a coniare il termine “medicalizzazione”. Per medicalizzazione s’intende la descrizione dei processi attraverso i quali dei problemi non medici cominciano a essere trattati come problemi medici, ovvero tradotti in termini di salute e di disordine. Il saggio di Russo prende le mosse da questa teoria societaria, analizzando come la costante progressione d’importanza della medicina all’interno della vita dell’uomo abbia modificato la definizione di salute. A questo proposito Russo fa notare come la definizione di salute diffusa dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) sposti il centro del concetto di salute dall’assenza di malattie alla creazione di uno stato di benessere completo. Il punto focale di questo saggio è costituito proprio da questa definizione, che permette di comprendere come il concetto di salute sia diventato un espediente di mercato atto alla produzione di oggetti, i farmaci, che regolano il “normale” funzionamento dell’esistere. Ciò che Russo mette in rilievo è che dallo spostamento del senso attribuito al termine salute trae origine la forza delle industrie farmaceutiche. Esse, trasformando ogni aspetto della vita in patologia, riescono così a incrementare il bisogno e la vendita di farmaci che soli regolano il flusso vitale. Si costituisce così uno stato di benessere utopico e impossibile da raggiungere, in quanto a ogni avanzamento storico corrisponde anche un avanzamento del grado di annessione del reale da parte della medicina. La continua annessione produce nuove fonti di patologie, quindi nuove possibilità di cure da acquistare per avvicinarsi allo stato di benessere. L’originalità di questo saggio può essere reperita nella descrizione offerta del soggetto che si trova a vivere in questa società. Infatti, i soggetti non vengono raffigurati come ignari spettatori della medicalizzazione, ma come enti che partecipano e donano il proprio assenso all’imperare delle cure. Il grado di assenso che il soggetto attribuisce proviene dalla profonda permeazione che le idee medico-sanitarie hanno avuto all’interno della dimensione socio-culturale. Questo fatto conduce alla visione della medicina e del farmaco come unici espedienti in grado di alleviare i problemi insiti nel quotidiano. Così facendo si stabilisce un circolo vizioso che vede l’individuo consumare costantemente farmaci; consumando farmaci alimenta il potere delle case farmaceutiche che non solo guadagnano, ma legano in maniera sempre più profonda il soggetto alle pratiche di medicalizzazione. Russo con questo saggio vuole comunicare che la salute in occidente è diventata lo specchio dell’idea di benessere; ciò comporta che la salute si formi come un concetto prettamente economico assoggettato alle logiche produttive dell’industria farmaceutica.
che ha visto da Foucault in poi una sostanziale modificazione di approccio ai canoni interpretativi attorno alla verità della costituzione del soggetto e della società. Infatti, l’analisi foucaultiana indagando l’impatto dei discorsi medici sulla popolazione ha avuto il grande merito di mettere in luce come la comprensione dell’individuo e della società contemporanea non possa prescindere da un’analisi dello stato di avanzamento delle condizioni mediche, che si pongono come base di un sapere normativo e classificatorio. Il filosofo francese si è occupato della descrizione minuziosa dei processi che dal diciottesimo secolo in poi hanno condotto la società occidentale ad affidarsi alle codificazioni di normalità che la medicina ha coniugato. Foucault ha inoltre constatato la tendenza della medicina, la quale tenta di assumere una giurisdizione sempre maggiore annettendo in maniera progressiva nuovi settori dell’esistenza sotto il proprio controllo. Questa asserzione ha portato negli anni ’60 numerosi sociologi, storici e filosofi a coniare il termine “medicalizzazione”. Per medicalizzazione s’intende la descrizione dei processi attraverso i quali dei problemi non medici cominciano a essere trattati come problemi medici, ovvero tradotti in termini di salute e di disordine. Il saggio di Russo prende le mosse da questa teoria societaria, analizzando come la costante progressione d’importanza della medicina all’interno della vita dell’uomo abbia modificato la definizione di salute. A questo proposito Russo fa notare come la definizione di salute diffusa dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) sposti il centro del concetto di salute dall’assenza di malattie alla creazione di uno stato di benessere completo. Il punto focale di questo saggio è costituito proprio da questa definizione, che permette di comprendere come il concetto di salute sia diventato un espediente di mercato atto alla produzione di oggetti, i farmaci, che regolano il “normale” funzionamento dell’esistere. Ciò che Russo mette in rilievo è che dallo spostamento del senso attribuito al termine salute trae origine la forza delle industrie farmaceutiche. Esse, trasformando ogni aspetto della vita in patologia, riescono così a incrementare il bisogno e la vendita di farmaci che soli regolano il flusso vitale. Si costituisce così uno stato di benessere utopico e impossibile da raggiungere, in quanto a ogni avanzamento storico corrisponde anche un avanzamento del grado di annessione del reale da parte della medicina. La continua annessione produce nuove fonti di patologie, quindi nuove possibilità di cure da acquistare per avvicinarsi allo stato di benessere. L’originalità di questo saggio può essere reperita nella descrizione offerta del soggetto che si trova a vivere in questa società. Infatti, i soggetti non vengono raffigurati come ignari spettatori della medicalizzazione, ma come enti che partecipano e donano il proprio assenso all’imperare delle cure. Il grado di assenso che il soggetto attribuisce proviene dalla profonda permeazione che le idee medico-sanitarie hanno avuto all’interno della dimensione socio-culturale. Questo fatto conduce alla visione della medicina e del farmaco come unici espedienti in grado di alleviare i problemi insiti nel quotidiano. Così facendo si stabilisce un circolo vizioso che vede l’individuo consumare costantemente farmaci; consumando farmaci alimenta il potere delle case farmaceutiche che non solo guadagnano, ma legano in maniera sempre più profonda il soggetto alle pratiche di medicalizzazione. Russo con questo saggio vuole comunicare che la salute in occidente è diventata lo specchio dell’idea di benessere; ciò comporta che la salute si formi come un concetto prettamente economico assoggettato alle logiche produttive dell’industria farmaceutica.
Dopo aver messo in luce
il rapporto che intercorre tra salute e capitale, l’autrice s’interroga
sul reale valore di questa concezione che l’occidente restituisce al
termine salute. A tal fine esprime l’idea cardine dell’intero processo
di ricerca di quest’opera, ovvero che la salute costituisca un prius
logico. Questo concetto vuol significare che la salute assume la
caratteristica di essere antecedente a ogni altro diritto concepibile ed
esprimibile per l’uomo. La salute assume, così, la caratteristica di
diritto umano per eccellenza. Infatti, per Russo un soggetto ammalato
non potendo esercitare a pieno le sue facoltà fisiche e mentali, si
trova a non poter esercitare nemmeno quelle facoltà che permettono
l’accesso a ogni altro tipo di diritto codificato come umano. Emerge
così il bisogno della salute come condizione aprioristica, quindi
universale, che funga da garante all’esplicazione e alla costituzione
di tutti gli altri diritti fondamentali. Dimostrando l’esigenza di
concepire la salute come un universale, Russo svincola tale diritto da
ogni esigenza sociale, dunque dalle politiche sanitarie proprie di ogni
singolo paese. La salute diviene il diritto primario che spetta a ogni
uomo in qualunque parte del mondo egli viva. In quanto tale la salute si
caratterizza per non potersi vincolare ad alcun regionalismo o
nazionalismo.
Ciò che si afferma in
quest’opera è che la salute spetta a ogni individuo, poiché essa
costituisce la base per la determinazione e l’autodeterminazione dello
stesso individuo. Se per Aristotele si può pensare di fare filosofia
solo dopo aver appagato i bisogni primari, così per Russo si possono
esercitare e dibattere i diritti fondamentali solo dopo aver assicurato
la salute. Quindi, se la salute si vincola all’idea di benessere e alla
consumazione di farmaci, ecco che il diritto universale alla salute si
configura come strettamente connesso ad un bene materiale. Siffatta
situazione per Russo mostra la fragilità del concetto di salute come
pensato dall’OMS. Poiché, se la salute dipende dall’accesso ai farmaci e
quindi dalla possibilità di comprare tali risorse, si può facilmente
riscontrare come il sud del mondo rimanga escluso da tale diritto. Ne
segue che una buona fetta della popolazione rimane al di fuori
dall’accesso alle cure e quindi rimane privata del diritto primo che
determina tutti gli altri. Si coglie in questo modo come il concetto di
salute pensato come benessere, non doni quel valore universale al
termine salute, che per Russo, corrisponde alla discriminante prima per
ragionare sui diritti umani.
Russo con questo saggio
propone degli spunti interessanti per un dibattito di ampia portata, a
cui i bioeticisti difficilmente potranno sottrarsi. Infatti, la
riflessione attorno al concetto di salute, come proposta in questo
saggio, non comporta solo un ripensamento delle possibilità del concetto
di cura e delle modalità per giungere all’universalità della cura
stessa. Propone, anche, un ripensamento più ampio sulle tecniche di
creazione del soggetto, il quale concependosi come attore attivo della
società, assorbe come propri i criteri di medicalizzazione. Quindi il
saggio, invitando a riflettere sulla possibilità di interazione fra la
salute e l’economia di mercato, incita alla riflessione su noi stessi,
dunque a ragionare sulle pratiche di soggettivazione che costituiscono
l’individuo contemporaneo.
Indice
Introduzione
Sulla complessità dei concetti di salute, malattia e medicina
1. Salute: oltre il velo di Maya
2. Malattia: questioni linguistiche e logiche
3. Sulle classificazioni
4. Il paradigma biomedico: ritorno al passato o sguardo, attento al presente?
Dal supermercato al mercato occidentale della salute
1. Qualche parola sul prefisso pre-
2. Prevenzioni e rischi
3. Nuove malattie?
4. Il valore del farmaco
5. Innovazione, informazione e decisioni politiche
6. L’iter del farmaco: normativa europea e dilemmi etico-politici
7. I colossi farmaceutici: né buoni né cattivi, ma…,
Uno sguardo verso il sud del mondo
1. Il tavolo da gioco di Big Pharma
2. La trappola dei brevetti
3. Le pratiche sul corpo
4. Un’analisi filosofica delle liste dei farmaci essenziali
5. La controversia tra USA, UE e India: la giustizia delle regole
6. Il processo di Pretoria e il cambiamento delle carte in tavola
7. Un punto di vista critico sulle donazioni
8. Cure e paternalismo
9. Tentativi contro la regressione darwiniana
Una teoria della giustizia globale in sanità?
1. Accesso diseguale alle cure e giustizia distributiva
2. Razze e farmaci alla luce delle frontiere della medicina
3. I criteri di quantificazione de benessere sono giusti?
4. Dimensioni non misurabili della qualità della vita
Conclusioni
Bibliografia
Sitografia