quarta-feira, 16 de setembro de 2009

Em tempos de Carl Schmitt, vale a pena olhar para um outro Kelsen, e para a democracia, tão esquecida no Brasil dos coronéis.


Recensioni Filosofiche

Lagi, Sara, Il pensiero politico di Hans Kelsen (1911-1920). Le origini di Essenza e valore della democrazia.
Genova, Name, 2008, pp. 266, € 28,00, ISBN 9788895960036.

Recensione di Antonino Scalone - 23/07/2009

Filosofia politica

Indice - L'autrice

Essenza e valore della democrazia costituisce uno dei classici novecenteschi della riflessione sul concetto di democrazia. Generalmente, però, si fa riferimento alla seconda, accresciuta edizione del 1929 piuttosto che a quella, di dimensioni assai più ridotte, del 1920. Anche la letteratura secondaria su Kelsen manifesta questa tendenza considerando la prima edizione – così scrive Sara Lagi - “solo come una sorta di «bozza», di «testo preparatorio» rispetto alla versione definitiva” (p. 192; uno dei più importanti contributi sulla dottrina kelseniana della democrazia, però, è basato sul testo della prima edizione: si tratta di H. Hornheffer, Hans Kelsens Lehre von der Demokratie, Erfurt, Stenger 1926). L'autrice ritiene invece che la prima edizione presenti accentuati caratteri di originalità, rappresentando a un tempo il culmine della precedente riflessione kelseniana e il punto di svolta per la successiva: “Il saggio del 1920 non è solo il punto di arrivo di un percorso intellettuale iniziato con gli Hauptprobleme der Staatsrechtslehre [la prima grande opera di Kelsen, apparsa nel 1911] e che attraversa le trasformazioni politiche austriache, ma presenta anche una serie di considerazioni e intuizioni che lo rendono un'opera nuova e originale rispetto alle esperienze precedenti, di grande spessore teorico” (p. 191).

Per sostanziare la sua tesi, Lagi opera un'interessante e articolata indagine sulla prima parte della produzione del giurista viennese, situandola all'interno del dibattito politico del suo tempo. In quest'ottica vengono presi in esame, oltre ad alcune parti degli Hauptprobleme - in particolare quelle dedicate al parlamento, in quell'opera inteso da Kelsen come “organo della società” - alcuni scritti dedicati al diritto elettorale, apparsi su vari quotidiani nel 1918 e generalmente pochissimo considerati dagli studiosi. Vengono poi presi in esame il contributo kelseniano all'elaborazione della Costituzione austriaca e infine, come si è detto, la prima edizione del saggio sulla democrazia.

Un primo utile risultato dell'indagine consiste nel fatto di offrire un'immagine di Kelsen lontana dal cliché del giurista algido e formalista sostenitore di una concezione del diritto “pura” e pertanto rigidamente emendata da ogni commistione con la storia, la sociologia e la politica. Il Kelsen che ci presenta Lagi è un giurista il quale, senza nulla sacrificare alla propria vocazione scientifica e al proprio rigore, appare profondamente interno ai dibattiti politico-costituzionali del suo tempo. È anzi sulla base della propria competenza specifica che egli prende risolutamente partito a favore di determinate soluzioni piuttosto che di altre. In questo senso si spiega, ad esempio, la decisa propensione – sostenuta con motivazioni insieme teoriche e politiche – per il sistema proporzionale.

Un altro risultato consiste nel porre in luce i profondi legami fra la riflessione kelseniana e l'attività teorica e politica di Renner, leader socialdemocratico e primo Cancelliere della Repubblica austriaca, i cui scritti Kelsen mostra di conoscere assai bene e di tener presente sia con riferimento alle questioni relative al diritto elettorale, sia con riferimento al carattere federale della Repubblica, sia, infine, con riferimento alla concezione della democrazia (su quest'insieme di argomenti risulta particolarmente utile il cap. IV).

Se l'edizione del '20 di Essenza e valore costituisce il culmine della prima parte della riflessione kelseniana, rappresenta anche un punto di svolta, contenendo rilevanti novità rispetto alla produzione precedente. La prima novità riguarda, a giudizio dell'Autrice, “il problema dei diritti fondamentali e di libertà” che “non era stato minimamente sollevato negli articoli dedicati da Kelsen al diritto elettorale, mentre in Essenza e valore della democrazia veniva posto in relazione alla difesa dei cittadini contro gli abusi di potere”, rappresentando in tal modo “il «precipitato» dell'esperienza fatta da Kelsen tra il 1919 e il 1920 come costituzionalista” (p. 201). Se in quegli articoli la scelta a favore del proporzionale era ricondotta a motivazioni di tipo democratico, vale a dire alla maggiore capacità rispetto ad altri sistemi di riprodurre le concrete articolazioni della società, “nel '20 il sistema proporzionale veniva considerato anche nel suo carattere e nella sua implicazione più propriamente liberali, nella sua connessione con i diritti fondamentali e di libertà” (p. 204). La seconda novità riguarda l'interpretazione del parlamento. Esso, come si è detto, veniva inteso negli Hauptprobleme quale organo della società, mentre in Essenza e valore diventa “organo dello Stato”. Si tratta a giudizio dell'Autrice di una “clamorosa rottura”, maturata per di più “nell'arco di un tempo relativamente breve” (p. 208). Tale rottura sarebbe dovuta, insieme, all'influenza delle tesi elitistiche di Weber e alla sopravvenuta necessità di confrontarsi con il modello politico proposto dalla vittoriosa rivoluzione bolscevica. Proprio “in aperta polemica con il modello politico sovietico (che egli interpretava come un progetto fallito di democrazia diretta) il giurista si appropriava delle tesi di Weber, per reimpostare la sua concezione del parlamento; nel saggio del 1920 la definizione del parlamento come «organo dello stato» veniva così utilizzata da Kelsen per ribadire con forza il carattere inevitabilmente e necessariamente indiretto della democrazia reale” (p. 218). Non solo non è possibile per Kelsen alcuna forma di democrazia diretta – in questo consiste l''illusione' bolscevica – ma la democrazia rappresentativo-parlamentare, lungi dal configurarsi come realizzazione della volontà popolare, si fonda in realtà su una finzione, giacché - ancora una volta weberianamente - ogni società complessa è impensabile al di fuori di rapporti di sovra- e sott'ordinazione, della presenza di una burocrazia professionale e dell'applicazione dei principi della divisione del lavoro e del primato del piccolo numero.

È tuttavia da tener conto che il superamento della concezione del parlamento come organo della società è esplicitamente ricondotto da Kelsen ad una più matura formulazione del suo sistema e ad una più rigorosa applicazione del punto di vista monista, nonché all'adozione dell'approccio dinamico, mutuato da Merkl, in luogo di quello statico: nella Prefazione alla seconda edizione degli Hauptprobleme, infatti, egli imputa a quelle insufficienze l'errata adozione della “dottrina del carattere non statale, e perciò metagiuridico, della legislazione” (H. Kelsen, Problemi fondamentali della dottrina del diritto pubblico [19232], trad. it. Napoli, Esi 1997, p. 27). Il che non significa – come Kelsen ribadisce subito dopo – il rifiuto totale dell'”idea della natura metagiuridica della produzione del diritto”, ma solo della sua introduzione troppo precoce. Insomma, sembrerebbe trattarsi da parte di Kelsen di una riarticolazione della propria teoria dovuta a ragioni di coerenza formale e sistematica, piuttosto che di una vera e propria soluzione di continuità.

In secondo luogo, a favore di un'interpretazione più 'continuistica' del pensiero di Kelsen sembra militare la circostanza che la critica nei confronti della rappresentanza, l'affermazione del suo carattere finzionale sono espressi con piena consapevolezza già negli Hauptprobleme, insieme alla denuncia, giustamente ricordata dall'Autrice (cfr. p. 219), del carattere “etico-politico” della nozione unitaria di popolo. Gli stessi deputati, lungi dall'essere i rappresentanti di un preteso interesse comune o generale, sono sempre solo rappresentanti di punti di vista determinati e “interessati”, né il fatto di conseguire la maggioranza dei voti rende meno parziale il punto di vista o l'interesse “vittorioso”: “Se, infatti, scrive Kelsen, la maggioranza dei gruppi sociali rappresentati in parlamento ha un interesse collettivo e vi dà espressione attraverso una delibera di maggioranza, esso resta, prima come ora, un interesse sociale particolare” (Kelsen, Problemi fondamentali, cit., p. 532). È in quest'ottica che trova adeguata collocazione l'opzione del giurista viennese, da Lagi meritoriamente valorizzata, a favore del sistema proporzionale: all'interno di una concezione della vita politica sostanzialmente agonistica come quella kelseniana, profondamente critica nei confronti della nozione classica di Repräsentation e nella quale il bene comune non è che il risultato del compromesso precario fra parti organizzate: il proporzionale è infatti il sistema elettorale più idoneo a riprodurre in parlamento i concreti rapporti di forza e i concreti raggruppamenti sociali ed economici in cui si articola la società.

Si tratta di una convinzione che appare compiutamente acquisita da Kelsen già nel 1907. In quest'anno, infatti, egli pubblica Wählerlisten und Reklamationsrecht, ove, in polemica con Jellinek, scorge nel diritto individuale al voto precisamente il fondamentale diritto dell'elettore a veder rappresentato non un preteso interesse generale, ma l'interesse proprio e dei propri “compagni d'interesse”. “Proprio per questo e solo per questo – scrive - giacché il deputato non è solo organo collettivo, ma innanzitutto rappresentante di interessi sociali di parte, il quale è tenuto a perseguire rispettivamente gli interessi del suo elettorato e del suo partito, contro i rappresentanti di altri interessi di partito – il voto viene concepito come 'diritto'. Questo diritto non è null’altro che l’interesse giuridicamente tutelato che vi sia un tale determinato rappresentante d’interesse! Di conseguenza, il diritto di voto in senso soggettivo non è interesse a partecipare, ma al risultato del voto» (H. Kelsen, Wählerlisten und Reklamationsrecht, in Hans Kelsen Werke, hrsg. von Matthias Jestaedt, Bd. I, Veröffentliche Schriften (1905-10) und Selbstzeugnisse, Tübingen, Mohr-Siebeck, 2007, p. 318).

torna all'inizioIndice

Prefazione

Essenza e valore della democrazia: breve storia di un testo “sfortunato”

Ringraziamenti

Capitolo I: Hans Kelsen. Il percorso biografico e intellettuale (1881-1973)
Capitolo II. Hans Kelsen e Georg Jellinek: il parlamento
Capitolo III. La nascita della repubblica democratica austro-tedesca: ottobre 1918-marzo 1919
Capitolo IV. Hans Kelsen e Karl Renner. Una scelta a favore della democrazia parlamentare
Capitolo V. Hans Kelsen e la Corte costituzionale
Capitolo VI. La prima edizione di
Essenza e valore della democrazia

Bibliografia


L'autrice

Sara Lagi, dottore di ricerca in Storia del pensiero politico europeo moderno e contemporaneo, è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Studi sociali dell'Università di Firenze. Suoi articoli sono apparsi su «Il Pensiero politico», «Res Publica», «Giornale di Storia costituzionale»