quarta-feira, 16 de janeiro de 2013

Um bom livro sobre Fichte, sobretudo no Brasil onde transformaram a doutrina da soberania do ato em "domínio do fato". Tanto os doutos juristas do STF, quanto seus emulos ou críticos, mostraram ignorar solenemente as palavras e conceitos usados pelos juristas alemães que estão longe de apontar "fatos", e se preocupam, como todos os que conhecem o pensamento kantiano, fichteano, hegeliano, com os atos humanos. E quem possui soberania para agir ou consentir, deve ser responsável, porque livre. Ainda vou escrever um texto sobre a lacuna teórica dos nossos doutos. Roberto Romano

giovedì 20 dicembre 2012

Valentini, Tommaso, I fondamenti della libertà in J.G. Fichte. Studi sul primato del pratico

Roma, Editori Riuniti University Press, 2012, pp. 464, euro 22, ISBN 978-88-6473-072-1.

Recensione di Michele Cardani - 04/07/2012
Se ancora si nutrissero dei dubbi sulla importanza teoretica della filosofia di Johan Gottlieb Fichte, il volume di Valentini potrebbe a ragione essere annoverato fra gli studi tesi a mostrare l'infondatezza di tale reticenza nei confronti del pensatore tedesco. Fin dall'“Introduzione”, infatti, le pungenti considerazioni dell'Autore riescono nell'obbiettivo di inserire la figura del filosofo di Rammenau all'interno di un complesso percorso storico-filologico-teorico che in primo luogo ristabilisce i corretti rapporti con i suoi critici contemporanei;

quindi, che si rende capace di cogliere e concertare le rilevanti opinioni di illustri interpreti posteriori, al fine di dimostrare l'originalità della filosofia trascendentale fichtiana. 
In quanto al primo aspetto, va infatti sottolineato che il passo iniziale dello studio di Valentini consiste nell'avvalorare la posizione secondo cui è necessario considerare lo sviluppo filosofico di Fichte in maniera unitaria, a discapito del luogo comune delle vecchie ricostruzioni storiografiche, che attribuivano al pensatore tedesco due differenti filosofie. Così, secondo questa prospettiva, è già possibile valutare le critiche rivolte a Fichte da Schelling e Hegel (il motivo di questo coinvolgimento è in fondo ancora la rottura del 1800) ed intrecciarle con le ragioni di Pareyson e Lauth (di cui l'Autore è sostenitore) di contro alle interpretazioni di Cassirer e Severino. 
In merito al secondo punto, se forse il compito speculativo di Valentini non è in sé originalissimo (il primato del pratico è, in fondo, qualcosa di cui Fichte non ha mai dubitato – e lo studio lo sottolinea bene), all'Autore va certamente attribuito il grandissimo merito di aver sviluppato nell'indagine riferimenti a filosofi di diverse scuole, senza inibizioni pregiudiziali di sorta (cosa rara in uno studio italiano, trattandosi soprattutto di uno studio teoretico, e non di una introduzione storica): cosicché, mentre discute dell'idealismo trascendentale ficthiano, Valentini può spaziare dai richiami alla fenomenologia di Husserl, ai confronti con il pensiero di Tommaso d'Aquino; dall'analisi dell'interpretazione dello schematismo svolta da Deleuze, ai rimandi alla prospettiva analitica di Parfit.
All'interno dell'itinerario teoretico, trovano una collocazione particolare le figure di Jacobi e Kant (come potrebbe essere altrimenti?), essendo reciprocamente coinvolte nei temi del criticismo ed avendo influenzato la formazione di Fichte in maniera assolutamente determinante. Fornendosi di riferimenti bibliografici davvero notevoli, Valentini mostra come la dottrina di Jacobi abbia inciso sul pensiero del filosofo di Rammenau, non soltanto in merito ai problemi speculativi della giovinezza - quando cioè la posizione di Fichte si avvicinava al razionalismo spinoziano seguendo le orme di Hommel e Lessing -, mostrando la problematicità del trinomio razionalismo-panteismo-fatalismo, riassunta dalla “filosofia atea” di Spinoza; ma anche durante l'Atheismusstreit e attraverso i dibattiti epistolari intorno al rapporto tra fede e sapere, posteriori alle opere della maturità nelle quali Fichte aveva già raggiunto l'apice della sua missione speculativa. Così, non deve sorprendere se i due capitoli principalmente dedicati a Jacobi (il primo: “Determinismo e libertà. I problemi speculativi di Fichte” ed il quinto: “Glauben und Wissen: il dibattito tra Jacobi e Fichte”) si trovano così distanti, giacché in verità questa separazione cela una continuità teoretica che l'opera di Valentini contribuisce a mettere in rilievo. 
Questa separazione costituisce poi la ragione di un altro spunto teorico che merita di essere evidenziato: se da un lato Valentini, riprendendo Pareyson e Lauth, vede nel pensiero fichtiano un'evoluzione continua, che non può essere distinta nelle due fasi dell'idealismo etico soggettivo e del dualismo metafisico; d'altro canto parrebbe individuare almeno una frattura fra un primo periodo, caratterizzato dalla vicinanza al determinismo, ed un secondo periodo il cui abbrivo è la ricerca di un principio in grado di risolvere la necessità a vantaggio della libertà. In verità, è qui che appare la grandezza per il filosofo di Rammenau della figura di Kant, il cui rapporto con Fichte viene giustamente definito come una sorta di hegeliana Aufhebung, un “superare conservando” secondo motivi assolutamente originali, seppur chiaramente inseriti nel solco della dottrina kantiana. È proprio nelle pagine della Critica della ragion pura, con particolare attenzione allo schematismo trascendentale e l'immaginazione produttiva ed alla dottrina delle antinomie, che Fichte ritrova la possibilità di una giustificazione dello svolgimento della libera attività dell'Io e della libertà come fatto della ragione (Factum der Vernunft) posto a fondamento della vita morale. Cosicché, arricchendo la ricerca con considerazioni storico-filologiche, Valentini mostra come nel pensiero fichtiano non si dia nessuna vera rottura: l'analisi degli epistolari fa risalire la “scoperta” di Kant e l'interesse per i temi sopra citati al 1790, vale a dire quattro anni prima della Grundlage e con addirittura un decennio di anticipo rispetto alla Dottrina della scienza nova methodo, alla Destinazione dell'uomo ed alla seconda esposizione del 1801, tanto che l'Autore rileva giustamente un primato del pratico ante litteram in relazione alle opere della maturità. Insomma, la formazione di Fichte sarebbe stata sempre improntata sulla ricerca della possibilità di superare la scissione tra “testa e cuore” ed avrebbe assunto il compito filosofico di non rinunciare all'una a vantaggio dell'altro (come pur suggerito da Jacobi con il suo salto mortale) o viceversa (come il razionalismo spinoziano), trovando il proprio apice nelle diverse esposizioni della Wissenschaftslehre, che, sebbene con modalità differenti, intendono sottoporre alle funzioni pratiche la possibilità della rappresentazione e della facoltà teoretico-conoscitiva. 
Così, fornendo un'adeguata e particolareggiata analisi dei concetti fichtiani e questionando le istanze dei relativi interlocutori e critici, Valentini conduce l'indagine in maniera chiara, mostrando che il cammino speculativo del filosofo tedesco può essere inteso come una “kénosis del trascendentale ad opera dell'Einbildungskraft” (p. 174). In questo modo, l'Autore può ricostruire il rapporto ermeneutico con le tre Critiche kantiane dimostrando che Fichte (e non Kant) riesce nel difficile compito di trasformare il concetto di immaginazione da «mera produttrice di “illusioni” (Täuschungen)» (p. 211) al vero e proprio fulcro della filosofia trascendentale, per la quale l'esperienza intera non è altro che lo svolgimento dell'Io. Come viene evidenziato anche da Armando Rigobello nella “Presentazione”, la vera originalità del volume di Valentini si declina nell'individuazione della Dottrina della scienza nova methodo come opera centrale per la comprensione del pensiero di Fichte: in effetti, è proprio in quel testo che l'Autore ritrova in maniera indubitabile il fatto che «tutte le facoltà – e quindi anche l'immaginazione – trovano nel volere (Wollen) il loro centro propulsivo» (pp. 224-225). Il volere puro, qualificandosi come primum movens e fondamento dell'intera attività sintetica della coscienza, diviene così la chiave ermeneutica per la comprensione di tutta la rete concettuale dell'opera fichtiana: dal rapporto tra ragione e fede al diritto naturale; dalla deduzione del tempo alla corporalità. Particolarmente interessante si rivela poi la discussione del concetto di “persona”, ritenuto da Valentini un lascito fondamentale dell'intero sistema fichtiano: gli individui costituiscono infatti un'unità di corpo e spirito e il loro rapporto è un'azione reciproca mediante intelligenza e libertà. Valentini rileva pertanto che la persona è il luogo fisico della consapevolezza della libertà, che nel corpo (inteso come “strumento (Werkzeug) e manifestazione (Erscheinung) della libera volontà”, p. 288) trova la propria “sensibilizzazione”. In altre parole, l'Autore mette in evidenza che, attraverso questo concetto, si può comprendere appieno il significato dell'idea secondo cui l'intero mondo fenomenico è il prodotto della facoltà immaginativa (il regno degli esseri razionali è il fondamento trascendentale dell'intero mondo sensibile); e, secondariamente, considera come possibile prospettiva di ricerca la discussione intorno a questo tema, giacché l'intervento di Fichte (come sottolineato anche da Lauth) contribuisce a ridefinire il concetto stesso di persona da un punto  teoretico (come genesi della costituzione simbolica del reale), etico-pratico (come suprema manifestazione della libertà), giuridico (secondo le considerazioni della Rechtslehre) e pedagogico (si pensi, ad esempio, ai Discorsi alla nazione tedesca).
Inoltre, il volume è arricchito da due “Appendici” dedicate rispettivamente a Lequier e Lauth: nella prima, Valentini individua nella filosofia del pensatore francese una soluzione al problema del rapporto tra determinismo e libertà completamente differente rispetto a quella fichtiana, resa possibile dalla diversa lettura delle opere kantiane. Nella seconda “Appendice” vengono presi in considerazione gli aspetti fondamentali dell'interpretazione lauthiana di Fichte, che vedrebbe in Descartes un “precursore” del trascendentale: egli avrebbe infatti fondato sul trinomio liber sum, ergo cogito, ergo sum la prima azione-in-atto dell'io e un sistema della libertà. 
La brillante discussione della Wisseschaftslehre Nova Methodo, il notevole apparato di note e l'imponente bibliografia costituiscono la ricchezza di un'opera che vede nella determinazione reciproca di libertà e intelligenza nella forma del volere libero il proprio nucleo teorico: giacché «tutta la ragione è libertà […] ed il volere puro costituisce l'essenza stessa della ragione, il fondamento di quel regno intellegibile che è interpersonalità originaria e che è la realtà sensibile che da sola non esiste» (p. 298).


Indice

Presentazione, di Armando Rigobello

Sigle ed abbreviazioni

Introduzione
1. Il rinnovamento degli studi su J.G. Fichte
2. Il pratico come philosophia prima: il primato del pratico come chiave di lettura del pensiero fichtiano
3. Articolazione della ricerca

I. Determinismo e libertà. I problemi speculativi di Fichte nella fase pre-trascendentale
1. Gli studi teologici a Jena, Lipsia e Wittenberg
2. Il determinismo di K.F. Hommel e le sue suggestioni su Fichte
3. Lo spinozismo come determinismo e negazione della libertà
4. Il problema del determinismo nel giovane Fichte
5. L'antitesi tra speculazione e vita etico-religiosa
6. Un primato del pratico ante litteram
7. Il mondo della libertà: la “scoperta” fichtiana di Kant
8. Le tre fasi del confronto con Kant

II. L'immaginazione produttiva in Kant ed in Fichte: dalla Critica della ragion pura alla Dottrina della scienza nova methodo
1. Le origini del problema dell'immaginazione in Kant
2. Il possibile influsso dei Philosophische Versuche di J.N. Tetens
3. L'immaginazione riproduttiva e la deduzione trascendentale delle categorie nella prima edizione della Kritik der reinen Vernunft (1781)
4. L'immaginazione produttiva quale radice comune di sensibilità ed intelletto
5. La deduzione trascendentale del 1787: il ritorno al dualismo e la centralità dell'Ich denke
6. L'immaginazione come facoltà della Verbindung
7. La dottrina dello schematismo: lo storicizzarsi delle categorie e la kénosis del trascendentale
8. L'Einbildungskraft nella Critica del Giudizio. La “libera schematizzazione” e il “gioco delle facoltà”
9. L'armonia del bello e la sproporzione del sublime: un possibile esito religioso del giudizio estetico
10. L'Einbildungskraft nella Frühromantik
11. Il Fondamento dell'intera dottrina della scienza: la ricerca di una soluzione sistematica delle aporie kantiane
12. La dialettica dell'Io e la storia pragmatica dello spirito umano
13. Immaginazione e temporalità
14. «Die ganze Natur ist Produkt der Einbildungskraft». L'immaginazione nella Dottrina della scienza nova methodo

III. Libertà ed interpersonalità nel Fondamento del diritto naturale
1. Una chiarificazione terminologica: i significati del concetto di persona in Fichte
2. Scienza del diritto e deduzione trascendentale del suo concetto
3. La nozione di Aufforderung quale “esortazione” alla libertà della persona
4. Dialettica del riconoscimento e fondazione dell'interpersonalità
5. Il corpo della persona quale manifestazione e strumento della libertà
6. Il valore etico dell'interpersonalità in Fichte

IV. Il primato del pratico e il concetto di “volere puro” nella Dottrina della scienza nova methodo
1. L'idea di filosofia trascendentale e la genesi storica della Dottrina della scienza nova methodo
2. Una “scienza della libertà”: il “nuovo metodo” ed il ruolo epistemologico del volere
3. Il volere puro come fondamento della coscienza
4. La nascita del tempo nella coscienza
5. Versinnlichung e Verleiblichung. Il corpo come manifestazione della volontà
6. Regno della ragione e interpersonalità originaria
7. Il compimento del sistema della libertà

V. Glauben und Wissen. Il dibattito tra Jacobi e Fichte sul valore della speculazione e della fede
1. L'idealismo trascendentale come nichilismo e “spinozismo rovesciato”
2. Il Glaube: intuizione della realtà empirica e della trascendenza divina
3. La risposta di Fichte a Jacobi: la fede nel primato del pratico
4. «Die Spekulation als eine durchaus nothwendige Bestimmung des Leben selbst». Vita e speculazione in Fichte

VI. La coscienza come immagine dell'assoluto. Il pensiero trascendentale di Fichte dalla Wissenschaftslehre 1804 (seconda esposizione) all'Anweisung zum seligen Leben
1. La filosofia trascendentale come ricerca genetica
2. La Vernichtung del concetto e l'affermazione della coscienza come immagine dell'assoluto
3. Dottrina della scienza e Prologo di Giovanni: una concordia non discors

Conclusioni e prospettive di ricerca

Appendice I. Determinismo e libertà. La ricerca filosofica di Jules Lequier
1. La riscoperta del pensiero di Lequier
2. Il problema del determinismo della natura
3. La lettura di J.G. Fichte e la ricerca di una “scienza della libertà”
4. La libertà quale motivo di un rinnovato thaumázein
5. “Oltre Cartesio”: la libertà come principio del cogito
6. Lequier e Maine de Biran: affinità e divergenze
7. «Agir, c'est commencer»: libertà e ricreatività dell'io
8. Conclusioni: il libero arbitrio ed il fondamento dell'atto di fede

Appendice II. Un sistema di filosofia trascendentale ante litteram. Reinhard Lauth interprete di Descartes
1. Introduzione
2. Il pensiero cartesiano è un sistema di filosofia trascendentale?
3. Le nozioni originarie quali forme della rappresentazione e “realité objective” dell'esprit
4. Dalla “faiblesse” del cogito all'idea di Dio come principio e garanzia dell'esperienza oggettiva
5. Princìpi trascendentali e fondamenti conoscitivi degli oggetti d'esperienza
6. «Iudicium est opus voluntatis». Il cogito come libero atto della volontà

Bibliografia su J.G. Fichte ed il suo contesto speculativo

Indice dei nomi