giovedì 20 dicembre 2012
Valentini, Tommaso, I fondamenti della libertà in J.G. Fichte. Studi sul primato del pratico
Roma, Editori Riuniti University Press, 2012, pp. 464, euro 22, ISBN 978-88-6473-072-1.
Se ancora si nutrissero
dei dubbi sulla importanza teoretica della filosofia di Johan Gottlieb
Fichte, il volume di Valentini potrebbe a ragione essere annoverato fra
gli studi tesi a mostrare l'infondatezza di tale reticenza nei confronti
del pensatore tedesco. Fin dall'“Introduzione”, infatti, le pungenti
considerazioni dell'Autore riescono nell'obbiettivo di inserire la
figura del filosofo di Rammenau all'interno di un complesso percorso
storico-filologico-teorico che in primo luogo ristabilisce i corretti
rapporti con i suoi critici contemporanei;
quindi, che si rende capace di cogliere e concertare le rilevanti opinioni di illustri interpreti posteriori, al fine di dimostrare l'originalità della filosofia trascendentale fichtiana.
quindi, che si rende capace di cogliere e concertare le rilevanti opinioni di illustri interpreti posteriori, al fine di dimostrare l'originalità della filosofia trascendentale fichtiana.
In quanto al primo
aspetto, va infatti sottolineato che il passo iniziale dello studio di
Valentini consiste nell'avvalorare la posizione secondo cui è necessario
considerare lo sviluppo filosofico di Fichte in maniera unitaria, a
discapito del luogo comune delle vecchie ricostruzioni storiografiche,
che attribuivano al pensatore tedesco due differenti filosofie. Così,
secondo questa prospettiva, è già possibile valutare le critiche rivolte
a Fichte da Schelling e Hegel (il motivo di questo coinvolgimento è in
fondo ancora la rottura del 1800) ed intrecciarle con le ragioni di
Pareyson e Lauth (di cui l'Autore è sostenitore) di contro alle
interpretazioni di Cassirer e Severino.
In merito al secondo
punto, se forse il compito speculativo di Valentini non è in sé
originalissimo (il primato del pratico è, in fondo, qualcosa di cui
Fichte non ha mai dubitato – e lo studio lo sottolinea bene), all'Autore
va certamente attribuito il grandissimo merito di aver sviluppato
nell'indagine riferimenti a filosofi di diverse scuole, senza inibizioni
pregiudiziali di sorta (cosa rara in uno studio italiano, trattandosi
soprattutto di uno studio teoretico, e non di una introduzione storica):
cosicché, mentre discute dell'idealismo trascendentale ficthiano,
Valentini può spaziare dai richiami alla fenomenologia di Husserl, ai
confronti con il pensiero di Tommaso d'Aquino; dall'analisi
dell'interpretazione dello schematismo svolta da Deleuze, ai rimandi
alla prospettiva analitica di Parfit.
All'interno
dell'itinerario teoretico, trovano una collocazione particolare le
figure di Jacobi e Kant (come potrebbe essere altrimenti?), essendo
reciprocamente coinvolte nei temi del criticismo ed avendo influenzato
la formazione di Fichte in maniera assolutamente determinante.
Fornendosi di riferimenti bibliografici davvero notevoli, Valentini
mostra come la dottrina di Jacobi abbia inciso sul pensiero del filosofo
di Rammenau, non soltanto in merito ai problemi speculativi della
giovinezza - quando cioè la posizione di Fichte si avvicinava al
razionalismo spinoziano seguendo le orme di Hommel e Lessing -,
mostrando la problematicità del trinomio
razionalismo-panteismo-fatalismo, riassunta dalla “filosofia atea” di
Spinoza; ma anche durante l'Atheismusstreit e attraverso i dibattiti
epistolari intorno al rapporto tra fede e sapere, posteriori alle opere
della maturità nelle quali Fichte aveva già raggiunto l'apice della sua
missione speculativa. Così, non deve sorprendere se i due capitoli
principalmente dedicati a Jacobi (il primo: “Determinismo e libertà. I
problemi speculativi di Fichte” ed il quinto: “Glauben und Wissen: il
dibattito tra Jacobi e Fichte”) si trovano così distanti, giacché in
verità questa separazione cela una continuità teoretica che l'opera di
Valentini contribuisce a mettere in rilievo.
Questa separazione
costituisce poi la ragione di un altro spunto teorico che merita di
essere evidenziato: se da un lato Valentini, riprendendo Pareyson e
Lauth, vede nel pensiero fichtiano un'evoluzione continua, che non può
essere distinta nelle due fasi dell'idealismo etico soggettivo e del
dualismo metafisico; d'altro canto parrebbe individuare almeno una
frattura fra un primo periodo, caratterizzato dalla vicinanza al
determinismo, ed un secondo periodo il cui abbrivo è la ricerca di un
principio in grado di risolvere la necessità a vantaggio della libertà.
In verità, è qui che appare la grandezza per il filosofo di Rammenau
della figura di Kant, il cui rapporto con Fichte viene giustamente
definito come una sorta di hegeliana Aufhebung, un “superare
conservando” secondo motivi assolutamente originali, seppur chiaramente
inseriti nel solco della dottrina kantiana. È proprio nelle pagine della
Critica della ragion pura, con particolare attenzione allo schematismo
trascendentale e l'immaginazione produttiva ed alla dottrina delle
antinomie, che Fichte ritrova la possibilità di una giustificazione
dello svolgimento della libera attività dell'Io e della libertà come
fatto della ragione (Factum der Vernunft) posto a fondamento della vita
morale. Cosicché, arricchendo la ricerca con considerazioni
storico-filologiche, Valentini mostra come nel pensiero fichtiano non si
dia nessuna vera rottura: l'analisi degli epistolari fa risalire la
“scoperta” di Kant e l'interesse per i temi sopra citati al 1790, vale a
dire quattro anni prima della Grundlage e con addirittura un decennio
di anticipo rispetto alla Dottrina della scienza nova methodo, alla
Destinazione dell'uomo ed alla seconda esposizione del 1801, tanto che
l'Autore rileva giustamente un primato del pratico ante litteram in
relazione alle opere della maturità. Insomma, la formazione di Fichte
sarebbe stata sempre improntata sulla ricerca della possibilità di
superare la scissione tra “testa e cuore” ed avrebbe assunto il compito
filosofico di non rinunciare all'una a vantaggio dell'altro (come pur
suggerito da Jacobi con il suo salto mortale) o viceversa (come il
razionalismo spinoziano), trovando il proprio apice nelle diverse
esposizioni della Wissenschaftslehre, che, sebbene con modalità
differenti, intendono sottoporre alle funzioni pratiche la possibilità
della rappresentazione e della facoltà teoretico-conoscitiva.
Così, fornendo
un'adeguata e particolareggiata analisi dei concetti fichtiani e
questionando le istanze dei relativi interlocutori e critici, Valentini
conduce l'indagine in maniera chiara, mostrando che il cammino
speculativo del filosofo tedesco può essere inteso come una “kénosis del
trascendentale ad opera dell'Einbildungskraft” (p. 174). In questo
modo, l'Autore può ricostruire il rapporto ermeneutico con le tre
Critiche kantiane dimostrando che Fichte (e non Kant) riesce nel
difficile compito di trasformare il concetto di immaginazione da «mera
produttrice di “illusioni” (Täuschungen)» (p. 211) al vero e proprio
fulcro della filosofia trascendentale, per la quale l'esperienza intera
non è altro che lo svolgimento dell'Io. Come viene evidenziato anche da
Armando Rigobello nella “Presentazione”, la vera originalità del volume
di Valentini si declina nell'individuazione della Dottrina della scienza
nova methodo come opera centrale per la comprensione del pensiero di
Fichte: in effetti, è proprio in quel testo che l'Autore ritrova in
maniera indubitabile il fatto che «tutte le facoltà – e quindi anche
l'immaginazione – trovano nel volere (Wollen) il loro centro propulsivo»
(pp. 224-225). Il volere puro, qualificandosi come primum movens e
fondamento dell'intera attività sintetica della coscienza, diviene così
la chiave ermeneutica per la comprensione di tutta la rete concettuale
dell'opera fichtiana: dal rapporto tra ragione e fede al diritto
naturale; dalla deduzione del tempo alla corporalità. Particolarmente
interessante si rivela poi la discussione del concetto di “persona”,
ritenuto da Valentini un lascito fondamentale dell'intero sistema
fichtiano: gli individui costituiscono infatti un'unità di corpo e
spirito e il loro rapporto è un'azione reciproca mediante intelligenza e
libertà. Valentini rileva pertanto che la persona è il luogo fisico
della consapevolezza della libertà, che nel corpo (inteso come
“strumento (Werkzeug) e manifestazione (Erscheinung) della libera
volontà”, p. 288) trova la propria “sensibilizzazione”. In altre parole,
l'Autore mette in evidenza che, attraverso questo concetto, si può
comprendere appieno il significato dell'idea secondo cui l'intero mondo
fenomenico è il prodotto della facoltà immaginativa (il regno degli
esseri razionali è il fondamento trascendentale dell'intero mondo
sensibile); e, secondariamente, considera come possibile prospettiva di
ricerca la discussione intorno a questo tema, giacché l'intervento di
Fichte (come sottolineato anche da Lauth) contribuisce a ridefinire il
concetto stesso di persona da un punto teoretico (come genesi della
costituzione simbolica del reale), etico-pratico (come suprema
manifestazione della libertà), giuridico (secondo le considerazioni
della Rechtslehre) e pedagogico (si pensi, ad esempio, ai Discorsi alla
nazione tedesca).
Inoltre, il volume è
arricchito da due “Appendici” dedicate rispettivamente a Lequier e
Lauth: nella prima, Valentini individua nella filosofia del pensatore
francese una soluzione al problema del rapporto tra determinismo e
libertà completamente differente rispetto a quella fichtiana, resa
possibile dalla diversa lettura delle opere kantiane. Nella seconda
“Appendice” vengono presi in considerazione gli aspetti fondamentali
dell'interpretazione lauthiana di Fichte, che vedrebbe in Descartes un
“precursore” del trascendentale: egli avrebbe infatti fondato sul
trinomio liber sum, ergo cogito, ergo sum la prima azione-in-atto
dell'io e un sistema della libertà.
La brillante discussione
della Wisseschaftslehre Nova Methodo, il notevole apparato di note e
l'imponente bibliografia costituiscono la ricchezza di un'opera che vede
nella determinazione reciproca di libertà e intelligenza nella forma
del volere libero il proprio nucleo teorico: giacché «tutta la ragione è
libertà […] ed il volere puro costituisce l'essenza stessa della
ragione, il fondamento di quel regno intellegibile che è
interpersonalità originaria e che è la realtà sensibile che da sola non
esiste» (p. 298).
Indice
Presentazione, di Armando Rigobello
Sigle ed abbreviazioni
Introduzione
1. Il rinnovamento degli studi su J.G. Fichte
2. Il pratico come philosophia prima: il primato del pratico come chiave di lettura del pensiero fichtiano
3. Articolazione della ricerca
I. Determinismo e libertà. I problemi speculativi di Fichte nella fase pre-trascendentale
1. Gli studi teologici a Jena, Lipsia e Wittenberg
2. Il determinismo di K.F. Hommel e le sue suggestioni su Fichte
3. Lo spinozismo come determinismo e negazione della libertà
4. Il problema del determinismo nel giovane Fichte
5. L'antitesi tra speculazione e vita etico-religiosa
6. Un primato del pratico ante litteram
7. Il mondo della libertà: la “scoperta” fichtiana di Kant
8. Le tre fasi del confronto con Kant
II. L'immaginazione produttiva in Kant ed in Fichte: dalla Critica della ragion pura alla Dottrina della scienza nova methodo
1. Le origini del problema dell'immaginazione in Kant
2. Il possibile influsso dei Philosophische Versuche di J.N. Tetens
3. L'immaginazione
riproduttiva e la deduzione trascendentale delle categorie nella prima
edizione della Kritik der reinen Vernunft (1781)
4. L'immaginazione produttiva quale radice comune di sensibilità ed intelletto
5. La deduzione trascendentale del 1787: il ritorno al dualismo e la centralità dell'Ich denke
6. L'immaginazione come facoltà della Verbindung
7. La dottrina dello schematismo: lo storicizzarsi delle categorie e la kénosis del trascendentale
8. L'Einbildungskraft nella Critica del Giudizio. La “libera schematizzazione” e il “gioco delle facoltà”
9. L'armonia del bello e la sproporzione del sublime: un possibile esito religioso del giudizio estetico
10. L'Einbildungskraft nella Frühromantik
11. Il Fondamento dell'intera dottrina della scienza: la ricerca di una soluzione sistematica delle aporie kantiane
12. La dialettica dell'Io e la storia pragmatica dello spirito umano
13. Immaginazione e temporalità
14. «Die ganze Natur ist Produkt der Einbildungskraft». L'immaginazione nella Dottrina della scienza nova methodo
III. Libertà ed interpersonalità nel Fondamento del diritto naturale
1. Una chiarificazione terminologica: i significati del concetto di persona in Fichte
2. Scienza del diritto e deduzione trascendentale del suo concetto
3. La nozione di Aufforderung quale “esortazione” alla libertà della persona
4. Dialettica del riconoscimento e fondazione dell'interpersonalità
5. Il corpo della persona quale manifestazione e strumento della libertà
6. Il valore etico dell'interpersonalità in Fichte
IV. Il primato del pratico e il concetto di “volere puro” nella Dottrina della scienza nova methodo
1. L'idea di filosofia trascendentale e la genesi storica della Dottrina della scienza nova methodo
2. Una “scienza della libertà”: il “nuovo metodo” ed il ruolo epistemologico del volere
3. Il volere puro come fondamento della coscienza
4. La nascita del tempo nella coscienza
5. Versinnlichung e Verleiblichung. Il corpo come manifestazione della volontà
6. Regno della ragione e interpersonalità originaria
7. Il compimento del sistema della libertà
V. Glauben und Wissen. Il dibattito tra Jacobi e Fichte sul valore della speculazione e della fede
1. L'idealismo trascendentale come nichilismo e “spinozismo rovesciato”
2. Il Glaube: intuizione della realtà empirica e della trascendenza divina
3. La risposta di Fichte a Jacobi: la fede nel primato del pratico
4. «Die Spekulation als eine durchaus nothwendige Bestimmung des Leben selbst». Vita e speculazione in Fichte
VI. La coscienza come
immagine dell'assoluto. Il pensiero trascendentale di Fichte dalla
Wissenschaftslehre 1804 (seconda esposizione) all'Anweisung zum seligen
Leben
1. La filosofia trascendentale come ricerca genetica
2. La Vernichtung del concetto e l'affermazione della coscienza come immagine dell'assoluto
3. Dottrina della scienza e Prologo di Giovanni: una concordia non discors
Conclusioni e prospettive di ricerca
Appendice I. Determinismo e libertà. La ricerca filosofica di Jules Lequier
1. La riscoperta del pensiero di Lequier
2. Il problema del determinismo della natura
3. La lettura di J.G. Fichte e la ricerca di una “scienza della libertà”
4. La libertà quale motivo di un rinnovato thaumázein
5. “Oltre Cartesio”: la libertà come principio del cogito
6. Lequier e Maine de Biran: affinità e divergenze
7. «Agir, c'est commencer»: libertà e ricreatività dell'io
8. Conclusioni: il libero arbitrio ed il fondamento dell'atto di fede
Appendice II. Un sistema di filosofia trascendentale ante litteram. Reinhard Lauth interprete di Descartes
1. Introduzione
2. Il pensiero cartesiano è un sistema di filosofia trascendentale?
3. Le nozioni originarie quali forme della rappresentazione e “realité objective” dell'esprit
4. Dalla “faiblesse” del cogito all'idea di Dio come principio e garanzia dell'esperienza oggettiva
5. Princìpi trascendentali e fondamenti conoscitivi degli oggetti d'esperienza
6. «Iudicium est opus voluntatis». Il cogito come libero atto della volontà
Bibliografia su J.G. Fichte ed il suo contesto speculativo
Indice dei nomi